ricordi #1


Cammini e cammini; lungo un sentiero arido, secco e, a suo modo, selvaggio. 
Cammini e cammini. E poi bevi; acqua, perché in quel cielo azzurro intenso non c'è nemmeno una nuvola e il sole è alto e maledettamente caldo.
Cammini e infine arrivi; al lido incastonato tra due scogliere color rosso che abbracciano la spiaggia bionda e il mare verde brillante.
Cammini ancora; tra la gente, gli ombrelloni, le seggiole pieghevoli e ti chiedi come sarebbe senza quell'ammasso di turisti chiassosi. 
Ti rinfreschi; immerso nelle onde calde fino a quando, sfinito dal mare, dal sole e dalla gente, percorri il sentiero di ritorno; e di nuovo, cammini.
Arrivato alla strada carrabile, polverosa e sicuramente troppo lunga per la poca energia che ti è rimasta, vedi un cartello un po' usurato dal tempo con la scritta "ACQUA E BIBITE" e una chiara freccia rossa. In quell'istante sono così belle quella freccia e quella scritta che stenti a leggere lo striscione di panno bianco poco sopra "Oasi della frutta".
Segui la freccia come fosse la cometa per i re Magi; giri a destra sul selciato ben curato e ti trovi nel verde più intenso, in contrasto con il rosso scuro della terra: un agrumeto. 
Ti senti rinato, quasi fresco; scendi le scalette leggermente sconnesse e vieni piacevolmente assordato dal canto delle cicale, che sembra una dolce melodia, in confronto al continuo e incessante starnazzare della gente in spiaggia.
Scegli uno dei tavolini baciati dall'ombra, dove appoggi borsa e asciugamano e poi... eccola lì la Sicilia!
Un piccolo chiosco bianco, con tre frigoriferi a pozzo disposti a elle e su uno di essi svetta un bel cesto colmo di frutta, appena celata da una sottile retina bianca. No, non è questa la vera Sicilia o almeno quella più sincera.
La vera Sicilia è quella ragazza capelli castano chiari, abbronzata, occhi azzurro intenso, tratti del viso spigolosi, magra con i muscoli delle braccia ben delineati e lo sguardo serio. Molto serio.
Ti avvicini al banchetto, la ragazza ti saluta, dandoti del lei, anche se avrai pressapoco la sua età. Chiedi una bottiglietta d'acqua e della frutta, perché quel cesto vicino a te emana un profumo irresistibile.
Lei si china sui frigoriferi, li apre e una bimba con capelli scuri e occhi chiari compare da dietro la tenda che divide il chiosco da un lavandino.
"Mamma, mamma", la ragazza castana le dice qualcosa in siciliano stretto e la bambina si immobilizza, con la faccia seria, intenta ad osservare i gesti della madre che ti porge due vaschette di frutta tagliata a pezzi: una di sola anguria e l'altra mista. 
"Lo vuole provare il limone sull'anguria?" ti chiede con tono serio.
"Sì." rispondi timidamente, perché nonostante tu abbia sempre mangiato l'anguria, quella cosa lì del limone, non l'hai mai sperimentata.
Da una cassetta nascosta sotto il banco tira fuori un limone verde (perché in Sicilia i limoni sono verdi e aspri, non gialli e sugosi), lo taglia a metà e ti ordina con fare solenne: "Questo lo sprema su un pezzo di anguria e poi lo mangi.", perché evidentemente hai la faccia da turista cretino, come tutti gli altri.
Ringrazi, prendi le vaschette e l'acqua, ti volti per tornare al tavolino, ed ecco lì un altro pezzo di Sicilia.
Sulla sinistra del chiosco c'è un uomo anziano, capelli bianchi, carnagione scura, rughe e pochi denti, seduto su una panchina all'ombra di un ombrellone, con un braccio appoggiato allo schienale e l'altro a penzoloni nascosto dietro tra la panchina e il muro di cannette.
Dice qualcosa in siciliano alla bambina che sorride e corre verso la mamma.
Di fianco al vecchio noti degli ombrelloni da spiaggia: lui li affitta, mica li vende, mentre il suo sguardo impassibile e profondo, lui quello te lo regala.
Ti siedi e cominci a mangiare; ringrazi immensamente di aver scoperto il limone sull'anguria e rimani estasiato dai sapori che hai in bocca: uva, melone, pesca, prugna. Frutta così buona non ricordi di averla mai mangiata.
Mangi e resti incantato dai gesti della ragazza, dallo sguardo della bimba e dal silenzio austero del nonno, anche quando ad un tavolino si siedono due siciliani che parlano in dialetto con la ragazza. Lei risponde, se possibile, in modo ancora più serio e conciso. 
A loro il limone da mettere sull'anguria non lo porta, così come non lo porta al gruppo di toscani che viene dopo. Ti senti fortunato.
Rimarresti ore e ore lì al tavolino ad osservare la Sicilia, a sentirne l'odore, a gustarne il sapore, ad ascoltarne le parole,  ma devi andare.
Ti alzi, butti le vaschette e i tovaglioli nel cestino. Saluti a malincuore la ragazza e il vecchio e senti un "ciao" squillante e armonioso della bimba che si è messa in piedi su una piccola sedia e insieme alla madre sistema con cura la frutta nella cesta sul banchetto.
Solo allora vedi il sorriso splendente, chiaro, delicato della Sicilia e ormai sei perdutamente affascinato da quel luogo e dalle sue persone.


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