cineretrò con caffè #9: Deserto rosso di Michelangelo Antonioni 1964
L'ho rivisto almeno una decina di volte; ogni volta aggiungo dei tasselli, ma nonostante ciò, ogni volta, credo fermamente che qualcosa continui a sfuggirmi. Giuliana vaga per la città deserta, a tratti avvolta da ambientazioni monocolore, che mi riportano agli albori del cinema espressionista; Giuliana vaga con i suoi movimenti imprevedibili tra serpentine di tubi, condutture e tralicci; Giuliana vaga tra i suoi pensieri sconclusionati quanto terribilmente lucidi; vaga nel mare inquieto della sua malattia trasportata da bastimenti carichi delle sue nevrosi. Trova riposo e consolazione nel breve attimo della fantasia di una spiaggia rosa. Tutto il racconto è incentrato su di lei, sul suo "incidente d'auto" e lo shock che non le permette più di ingranare; in realtà sono l'ambiente circostante e i dialoghi, a tratti surreali, che definiscono le riflessioni dello spettatore. Michelangelo Antonioni e Tonino Guerra, sceneggiatori del film, mettono sotto la lente d'