cinecaffè #1 - Green Book


Sullo schermo appare un uomo di mezza età, bello in carne, con un fare un po' rozzo, ma sincero; talmente sincero, da chiedersi se il Viggo Mortensen della trilogia del Signore degli anelli sia mai esistito veramente.
La storia è strappalacrime, almeno per i più sensibili, ma non troppo zuccherosa e sicuramente diretta. Senza mille giri di parole, o di scene, il fatto è questo: c'è il bianco, c'è il nero e un mondo diviso a metà, governato da regole stupide.
La questione è che queste regole, imposte come barriere invalicabili, valgono per entrambe: quella della segregazione per l'uomo di colore e quelle degli ambienti colti per l'italo-americano della New York popolare, o come dice Tony Vallelonga "della strada".
Lungo il viaggio i due protagonisti attraverseranno gli Stati del Sud e scopriranno che i confini geografici non sono così difficili da oltrepassare e che ve ne sono di più ostici da superare.
Come le barriere delle regole, scritte e non, della società e quelle culturali, in cui veniamo imbrigliati a seconda della nostra provenienza o del nostro grado d'istruzione, come se esperienza e vita vissuta non fossero un insegnamento valido quanto quello appreso dai libri.
Oppure i limiti che ci poniamo noi stessi, credendo di non poter essere uomini migliori o di non poter fare ciò che desideriamo, perché viviamo nella convinzione di sapere perfettamente chi siamo e cosa siamo in grado di fare: peccato che ci accorgiamo troppo tardi che conta solo "Non dirmi chi sei, dimostramelo".
E ancora i confini tra classi sociali, per cui ci rinchiudiamo in gruppi ben definiti, con codici di comportamento omogeneo, senza capire che l'interazione, lo scambio e la condivisione sono le possibilità che ci sono state date per rendere migliore la società.
Nel corso del viaggio tutte le barriere cadranno e i due protagonisti abbatteranno anche l'ultimo confine rimasto: quello della solitudine.
"Il mondo è pieno di gente sola che ha paura di fare il primo passo", ma quando quel passo viene compiuto, ecco che il sedile dell'auto non è più l'invisibile muro che li ha accompagnati per tutto il percorso e che la porta si apre abbattendo le mura della casa, sprovvista di oggetti lussuosi, ma ricca di persone. 

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