cinecaffè #2 - Roma di Alfonso Cuarón
E' tutto ed è niente. E' leggerezza e dramma. E' un attimo e una vita intera. Non fa leva sui momenti drammatici, che pure non mancano di certo (la rivolta studentesca e una vita non vissuta, per esempio), ma la sua forza sta nel raccontare, senza urla e scene estremamente tragiche, la linearità della quotidianità: il lavaggio dei panni, le delusioni d'amore, le righe della fiancata della macchina, il chiasso della banda cittadina, il ritmo del respiro, la grandine, un lavoro umile, una gita fuori porta con la famiglia, una nonna, una canzone sussurrata, la schiuma del mare sulla riva che (magistralmente) ricorda la monotonia del lavaggio della cacca del cane sul pavimento all'inizio del film. La chiave è forse questa: i benestanti festeggiano il nuovo anno come i più poveri, le signore vengono lasciate sole come le domestiche, i bambini muoiono così come fanno gli adulti e la schiuma del detersivo può essere poetica quanto le onde del mare. Cuarón tratteggia finemente, attraverso tutta la gamma dei grigi, l'apparente semplicità della vita come un filo sospeso a cui non importa chi lo stia percorrendo e sul quale ognuno di noi, come un impacciato equilibrista, apre lentamente le braccia e compie i propri passi evitando la caduta.
@Riproduzione riservata (Post del 8 gennaio 2019 sul mio profilo personale)
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