cineretrò con caffè #2 - La fine del gioco (1970) di Gianni Amelio
La RAI negli anni settanta promuoveva i giovani registi e soprattutto alcuni programmi sperimentali tra cui "Autori nuovi", in cui si inserì questo film/documentario di Gianni Amelio.
Il film è magnifico nel suo essere asciutto e concreto. La regia è favolosa con un continuo alternarsi di spazi chiusi e aperti, dei passi delle carrellate all'indietro nei corridoi e delle marce dei ragazzini nel cortile che scandiscono il ritmo, come fossero le lancette di un orologio che percorrono le lunghe ore passate nel riformatorio.
Poi tocca alla seconda parte, quella del viaggio in treno, dove il corridoio asettico di prima viene sostituito da quello altrettanto impersonale del treno: la colonna sonora è composta prima dallo sbattere del coperchio del posacenere e poi dal rumore dei binari. Il paesaggio scorre fuori dal finestrino, mentre nel vagone, tutto sembra fermo e ripetitivo: le domande distaccate del giornalista e la sua smania di verità a tutti i costi, senza tener conto di chi si trova di fronte, faranno indispettire il ragazzino, che percepito il distacco del suo intervistatore, finalmente conquisterà la libertà.
In questi 60 minuti Gianni Amelio ha regalato una piccola perla alla televisione italiana e posto le basi per i suoi futuri successi.
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