Sanremo è vecchio? Mai quanto il femminismo a tutti i costi.
Io il fioretto l'avevo fatto: non scrivere di Sanremo. Ora lo infrango.
Quello che non mi fa essere ligia alla mia promessa è un episodio accaduto ieri sera al dopofestival.
Piccolo sunto della vicenda: arriva Baglioni e una giornalista gli rimprovera la scarsa presenza femminile tra gli artisti in gara. Il "dirottatore" si destreggia bene e le fa notare che sono in numero maggiore rispetto all'anno scorso e inoltre, tra le proposte arrivategli, le cantanti donna erano già in minoranza.
Seduto tra gli ospiti c'è quel gran bel ricciolone del Renga che, con meno destrezza di Baglioni, interviene sostenendo che sia normale la scarsità di voci femminili, poiché risultano all'ascolto meno armoniose di quelle maschili.
Apriti cielo: tuoni, lampi, fulmini e saette si sono abbattute contro "l'ingiuria" e colui che l'ha pronunciata.
La giornalista impettita ha ribattuto con un dispettoso "Cosa stai dicendo" (o qualcosa di simile), seguita dalla compagine femminile presente in teatro e il maldestro Francesco ha cercato di spiegare che è una questione di frequenze, che ci sono delle voci femminile molto belle, ma sono rare, perché per l'uomo è più sempl... No.
Allo schieramento di suffragette non sono bastate le sue spiegazioni e hanno incalzato "Ci sono gli studi che lo dimostrano? Che studi?"
Il poveretto non sapeva più come uscirne, neanche l'imperturbabile Claudio; l'arrivo di un nuovo ospite o forse la caciara di Rocco Papaleo hanno spostato l'attenzione della platea. Grazie al cielo, e lo dico da donna.
Ripeto, lo dico da donna, che Renga ha ragione: la nostra voce è per lo più fastidiosa, e non ci vuole uno studio di chissà quale mente per capirlo. Durante l'arco della giornata lei (la voce) passa tutto il tempo lassù sulle frequenze alte, bella stridula, anche quando deve chiedere una rosetta dal panettiere. Figuriamoci nel momento in cui deve sgridare un bambino, o il marito.
Perché, secondo voi, la sirena delle ambulanze ha quel suono?
Assomiglia alla nostra voce e il cervello lo sa, per cui, passati quei trenta secondi utili all'uomo per capire se gli stiamo comunicando l'imminente fine del mondo o se lo stiamo riprendendo per la marca di latte che ha comprato (che poi per noi donne sono sullo stesso piano), il maschio valuta la situazione e ci bypassa.
Questo fatto è comprovato da alcuni studi, più o meno seriosi, più o meno scientifici, come ha cercato di spiegare Renga, massacrato dalle vocette indignate; che poi, a dirla tutta, mica ci ha detto che siamo tutte figlie di buona donna!
Calmiamoci con i nostri isterismi da femministe incallite, lo dico per noi stesse.
La nostra voce è fastidiosa? E' vero, ma dimostriamo che sappiamo dire cose interessanti, che siamo in grado di scrivere belle canzoni, che parlino di temi di attualità, di politica, di stupri, di vite difficili. Allora anche Francesco dovrà ascoltarci.
Invece no. Se guardate Sanremo, scoprirete che Irama, un giovanotto di ventitré anni, canta le violenze subite da una minorenne, gli Zen Circus spaccano il muro del politically correct parlando molto più di politica loro che tutto il governo messo insieme, Mahmood racconta una storia di vita vissuta e sincera usando la musica più in voga del momento (voto dieci).
E anche quando cerchiamo di fare dei testi leggeri e spensierati come quello di Arisa, che per me è veramente ben riuscito, non siamo in grado di farci notare, perché c'è un Achille Lauro che con astuzia, sa fare meglio. E soprattutto sta al gioco e alle critiche, applicando in modo intelligente il detto "purché se ne parli".
Solo l'esperienza e la grande ironia di Patty sono in grado di azzerare i commenti perfidi che le arrivano: scherza amabilmente con la Raffaele che la imita e se ne fa un baffo dei meme del web. Lei, nella sua cinquecento, fumava le canne con Jimi Hendrix; e adesso ridete pure.
Anche nel parlare di amore gli uomini ci hanno superato: Nigiotti con un delicatissimo e vero ricordo del nonno e gli Ex-Otago (qui sono un po' di parte, essendo ligure) che con sensibilità e sincerità affrontano il tema dell'amore maturo.
La nostra voce è stridula e non ci sono abbastanza cantanti donna brave? Ok, almeno saremo delle ottime autrici. Ma, scorrendo la lista degli autori, mi accorgo che anche qui la presenza femminile scarseggia.
Come è possibile che non abbia scritto una donna "La ragazza con il cuore di latta"?
Alziamo le mani: sono stati più bravi, ma lo sono stati come persone, non come appartenenti ad un genere. Le loro canzoni erano più belle di quelle di altre. La storia delle quote rosa è vecchia, trita e ritrita e sinceramente offende la nostra intelligenza.
Renga ha commesso l'errore di sottolineare una predisposizione fisica, come ce ne sono molte altre; chi è più veloce nei cento metri? E nelle maratone? Chi è più aggraziato sulle punte?
A parte rari casi, nel mondo umano, come nel regno animale, esistono delle differenze congenite che ti permettono di eccellere in alcuni campi e meno in altri, ma con un po' di astuzia e bravura si può rimediare ad alcuni svantaggi, che comunque non sono invalidanti.
Care donne, non alzate la voce perché qualcuno vi ha detto che è fastidiosa. Quella voce utilizzatela per abbattere i confini dei generi, per trasmettere messaggi importanti, per battaglie più ambiziose di quella combattuta per una quota di rappresentanza imposta dall'alto, che non dice nulla di ciò che siete o di ciò che sapete fare. Usate la vostra stridula voce per declamare i vostri successi, per raccontare le vostre sconfitte, per strillare le ingiustizie di chi ha ancora meno possibilità di voi, per andare oltre le invidie e il senso di inferiorità che vogliono cucirci addosso.
Ho una voce poco adatta al canto? Allora non lo canto, ma lo scrivo, a chiare lettere, anche per la giornalista del dopofestival, che non siamo una categoria da proteggere e intoccabile, ma persone da valorizzare e rispettare, come tutte le altre: di qualunque genere, aspetto o provenienza.
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