cineretrò con caffè #4 - Nebraska di Alexander Payne (2013)
Ieri sera Rai5, forse in occasione della festa del papà, o semplicemente per fortuita coincidenza con tale ricorrenza, ha trasmesso il film Nebraska. Con il suo bianco e nero sovra-esposto, in cui si distinguono le giornate serene da quelle nuvolose solo grazie alla proiezione delle ombre, il regista Alexander Payne racconta, in un classico road movie, la storia di una famiglia partendo da una presunta vincita milionaria ad una lotteria.
La figura centrale è un padre, un po' fuori di testa, che cade nella trappola di una truffa e fa di tutto per riscuotere il suo premio. Il figlio si convince ad accompagnarlo in questo viaggio che attraversa strade dritte, immerse in campi coltivati e cartelli pubblicitari demodé. Poche tappe lungo il tragitto: giusto il tempo di una birra, che "non è alcol", la sosta per la ricerca di una dentiera tra i binari, il furto di un compressore prestato ad un amico e mai tornato al legittimo proprietario, una visita ai parenti, molto serpenti.
Sullo sfondo vi è l'America profonda, desolata e dimenticata, popolata da personaggi piuttosto ignoranti e rozzi, ma che descrivono la realtà in modo crudo e veritiero; come la madre che di certo non ha peli sulla lingua quando si tratta di dare giudizi sui vecchi compaesani o lo stesso padre, ex alcolista, che di fronte al Monte Rushmore esclama "Per me non l'hanno finito: Washington è l'unico vestito, a Lincoln manca pure un orecchio". Come non dargli ragione.
La storia del padre, il protagonista lungo tutto il viaggio, ossessionato sempre più dal suo premio e dalla possibilità di comprare così un furgone ed un nuovo compressore, si scopre a poco a poco grazie ai racconti della famiglia e dei conoscenti, rendendo più clemente il giudizio frettoloso e poco pietoso fino a quel momento riservatogli dai propri figli.
Questo viaggio alla ricerca delle radici di una storia familiare, tipicamente americana, trova la sua conclusione in un cappellino omaggio.
Il ritorno a casa è invece il momento del perdono e della riconoscenza nei confronti del padre che ha vissuto di cose semplice e che ha in un furgone da lasciare ai figli, un nuovo compressore e guidare i suoi massimi desideri, prima che la malattia lo inghiotta. La sua ultima soddisfazione è quella di sfilare per le vie dell'arida cittadina dimenticata da Dio, popolata da avvoltoi, alla guida del furgone per un saluto e poi finalmente proseguire lungo la strada dritta del ritorno immersa negli sconfinati campi coltivati.
Piccolo, delicato, sincero ritratto americano.
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