I ragazzi sono il futuro: adulti fatevi da parte.


Oggi era il giorno del FridaysForFuture.
Tutti lo definiscono uno sciopero per il pianeta, ma io preferisco la parola manifestazione; manifestazione partita da una ragazza di 16 anni, Greta Thunberg, che ha regolarmente espresso la sua preoccupazione per le sorti del nostro povero pianeta davanti al Riksdag a Stoccolma.
Preferisco la parola manifestazione perché dei ragazzi e studenti mi auguro che non abbiano un lavoro sottopagato, o non vengano sfruttati in qualche fabbrica di abiti, perciò, in realtà non scioperano, poiché il loro non andare a scuola non inficia sulla produttività di una azienda o di una nazione, ma danneggia solo i loro interessi, in questo caso la loro istruzione. 
Preferisco la parola manifestazione: questi ragazzi manifestano il loro dissenso nei confronti di una politica cialtrona, incapace di guardare al di là del proprio naso e troppo assuefatta dall'odore dei soldi; manifestano per il menefreghismo degli adulti nei confronti dei loro figli, manifestano per una terra che si è ammalata, manifestano per il loro futuro.
Preferisco la parola manifestazione perché mi porta alla mente striscioni colorati con slogan che rimangono impressi nella mente: "Save our future", "There's no planet B", "Make our planet green again", "Vogliamo vivere senza la paura di morire".
Preferisco la parola manifestazione perché la Treccani la definisce "una forma di protesta o espressione dei sentimenti di una collettività o di un gruppo di persone": un gruppo di persone, in questo caso adolescenti, con le idee ben chiare sul futuro di un pianeta ormai da troppo tempo maltrattato da chi lo vive.
Una manifestazione di ragazzi, senza appoggi politici, seppur molto più seriamente politica di tante altre, fondata sulla reale preoccupazione per i cambiamenti climatici, l'inquinamento esagerato e senza controllo di una madre terra sempre più ferita da un consumismo sfrenato.
Avrei voluto avere quindici anni e partecipare anch'io a questa iniziativa, ma, ahimè, neanche se me ne tolgo la metà arrivo a 15, e quindi ho solo assistito alla loro sfilata rumorosa e pacifica per le vie delle città. Sinceramente ho trovato sgradevole e poco consona la presenza degli adulti, come quella di Sala a Milano o della Raggi a Roma, perché penso che sia veramente fastidiosa l'incapacità degli adulti nel farsi da parte, nel lasciare, almeno una volta, che i protagonisti siano i ragazzi, soprattutto quando si tratta di politici, sindaci e, in generale, gente che se ne è infischiata del mondo in cui vive, ma con grande ipocrisia e a favore di telecamera si professa paladino dell'ambiente.
Anche peggio se sono settantenni o ottuagenari che pubblicano tweet di cattivo gusto, per non dire altro (ogni riferimento a Rita Pavone è voluto), su una ragazzina che non fa male a nessuno ed esprime il proprio pensiero; forse è proprio il fatto che una ragazza abbia un pensiero chiaro, semplice, limpido e il coraggio di comunicarlo, quello che spaventa delle mummie da palcoscenico che farebbero meglio a ritirarsi in un sano e fruttuoso silenzio, soprattutto "social", lasciando che siano le nuove generazioni ad essere in primo piano su un tema così delicato, che li riguarda direttamente.
Questa tendenza a non voler lasciare spazio a nuove menti, nuovi pensieri è un'abitudine ormai consolidata nella nostra società per cui si vuole rimanere sulla cresta dell'onda fino alla morte. Mi chiedo, ma perché? Perché non arrendersi al fatto evidente che non si sarà eterni, che altri possono prendere il nostro posto, che altri hanno il diritto di governare, che altri hanno buoni motivi per scendere in piazza e gridare nuove parole, nuovi slogan? Perché non ammettere di aver fallito, eventualmente utilizzare l'esperienza accumulata nel corso della vita per dare buoni consigli, se richiesti, e farsi da parte senza per forza volersi imporre sulle scelte per il futuro, soprattutto perché, è crudo dirlo così, ma il futuro non li riguarderà.
E non c'è solo Rita Pavone; i commenti letti e sentiti in giro, sono tutti del tipo: "Ma cosa si è messa in testa 'sta ragazzina", "Cosa crede di fare", "Cosa vuoi che ottenga", "E' tutta una cosa mediatica, è pura ipocrisia". Ovviamente l'età dei commentatori va dai sessanta in su.
Prima di tutto, Greta Thunberg ha più coraggio di tutti noi messi insieme e soprattutto di voi che fate i duri e ne avete per tutti al tavolino del bar, ma poi non avete le palle per andare di fronte ai governanti a dirgli quello che pensate.
Poi, Greta e i suoi coetanei forse non otterranno nulla, visto che gli interessi economici sono più importanti delle vite umane, ma vi converrebbe, per i vostri figli e nipoti che qualcuno li ascoltasse e intervenisse seriamente.
Inoltre, sarà solo una manovra mediatica o un modo per "saltare scuola", ma ai miei tempi si scioperava perché in classe il termometro segnava mezzo grado in meno, quindi mediaticamente meglio farlo per un argomento un po' più serio.
Infine, è vero, è ipocrita manifestare per l'ambiente e poi farsi comprare da mamma e papà l'ultimo IPhone perché quello dell'anno scorso è dell'anno scorso, oppure mangiare decine di  merendine incartate in venti confezioni di plastica solo per "mantenere un gusto più fresco", quando di fresco lì dentro c'è solo l'inchiostro della data di scadenza, ma una volta mio nonno operaio mi disse: "Sai Bertinotti porta i maglioni di cashmere, però se lui non riporta la voce degli operai al governo, chi lo fa?". Se lo scopo è buono, posso passare sopra a certe evidenti ipocrisie, sperando che una maggiore sensibilizzazione sul tema possa renderci migliori e meno schiavi delle cattive abitudini.
Penso sempre all'esempio delle sigarette: prima fumare era da fighi, potevi fumare ovunque, poi qualcuno ha introdotto una legge giusta per cui è vietato fumare nei luoghi pubblici e ci siamo adattati e abituati; nonostante le iniziali flebili proteste, alla fine, dopo anni di informazione sulla pericolosità delle sigarette, la maggior parte delle persone hanno smesso e come mi ha detto una mia amica: "Ormai non riesco più a scroccare le sigarette, è diventato un lavoraccio. Mi tocca comprarmele, non fuma più nessuno."
Buone leggi, buona informazione, voglia di migliorare e un po' di tempo sono ciò che serve per il cambiamento che Greta e migliaia con lei chiedono di attuare per il loro futuro e per quello delle generazioni che verranno e trovo paradossale che una sedicenne si preoccupi anche per coloro che verranno dopo mentre noi, i nostri genitori, i nostri nonni, non ci siamo mai posti seriamente il problema di cosa avrebbe comportato uno sfruttamento estremo delle risorse del pianeta in nome del benessere economico, che comunque non è garantito per tutti e non è neppure duraturo, visti i tempi.
Questi ragazzi sono il presente e saranno il futuro; questi ragazzi che si sono uniti alla battaglia di Greta mi fanno ben sperare. Questi ragazzi danno fastidio perché ci sbattono in faccia le nostre enormi colpe; questi ragazzi li guardiamo con sospetto perché ci invitano a riflettere.
Io supporto Greta, nel mio piccolo starò attenta all'ambiente per lei, ma in questa battaglia oggi mi faccio da parte, perché è la manifestazione di Greta, è la sua battaglia: Greta è il futuro, non io.

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