Il solito cliché per offendere le donne.
Il pensiero si è fatto strada oggi leggendo la rubrica su L'Espresso de L'incompetente di Luca Bottura.
In realtà questa riflessione è sempre stata lì, nel mio subconscio e torna in superficie ogni qualvolta un rappresentante del sesso maschile rivolge un'offesa a una donna.
Questa volta è il turno del giornalista Bottura che, nella sua rubrica settimanale, esprime il suo parere riguardo gli avvenimenti della settimana o della vita quotidiana, a volte in maniera simpatica, centrando appieno le intenzioni alla base della satira, altre volte meno; a volte utizzando un linguaggio piuttosto colorito, altre volte con argute locuzioni.
Il giornalista prende spunto dalla vicenda Meloni-Calenda: a proposito di tale fatto, Bottura nel chiudere il suo paragrafo scrive letteralmente: "Però resta una fascista bigotta che mette metaforicamente le mani nelle mutande degli altri e poi fa figli fuori dal matrimonio."
Non discuto sulla prima parte della frase, poiché dare del fascista a qualcuno è una grave offesa a parer mio, ma utilizzabile per entrambe i sessi; tanto meno mi struggo sul bigotta, poiché è un modo di essere che, per quanto retrogrado nel 2019, colpisce ancora la maggior parte delle persone uomini e donne, senza alcuna distinzione.
Quello che mi colpisce è il "mette metaforicamente le mani nelle mutande degli altri" che, seppur introdotto dal "metaforicamente", rimanda alla mia mente un qualche gesto sessuale, a cui poi fa seguito un "fa figli fuori dal matrimonio": seppur sempre metaforicamente le dà, nella lettura letterale della frase, della poco di buono.
Ammetto che se questo è uno strano modo di dire, non lo conosco e, in caso contrario, rileggendo più volte parola per parola la frase completa, non sono giunta ad altra conclusione che quella specificata precedentemente.
Quindi riassumendo: il signor Bottura, che definisce la Meloni una bigotta, usa per offenderla, o per fare un'ironia alquanto bieca, uno dei metodi più retrogradi e bigotti nella formulazione delle offese alle donne. Infatti nel 2019, i gusti sessuali o le fantasie, diciamo così, di una donna sono argomento di censura; il fatto che essa possa godere e volere una certa libertà nella sua sfera sessuale è visto come un tabù e quando una donna viene accostata ad alcuni atti sessuali è solo per sottolinearne la sottomissione o l'"impurità" della stessa.
La seconda parte della frase, "fa figli fuori dal matrimonio", riferito ad una rappresentante del gentil sesso è pari a dirle "donna di facili costumi": anche qui il giornalista mi sembra attingere da tempi molto lontani, in cui una donna sposata non poteva avere altre relazioni al di fuori del matrimonio, con annessi eventuali figli, e veniva marchiata a fuoco o bruciata con l'accusa di stregoneria. Che sciocca, ma cosa scrivo: anche oggi in alcune parti del mondo le donne vengono lapidate se esiste anche solo il sospetto di una relazione extraconiugale!
Agli uomini, la cosa peggiore che gli può succedere per una scappatella, è quella di trovare una Lorena Bobbit sulla loro strada: ma tranquilli, in quel caso la giustizia è dalla vostra parte. Certo "lui" dalla vostra parte potrebbe non esserci più, a meno dell'intervento tempestivo di un bravo chirurgo.
Come ciliegina sulla torta c'è il fatto che la rubrica in questione, con mio rammarico, viene pubblicata su L'Espresso, nota rivista settimanale, che dovrebbe essere vicina agli ideali di sinistra e che più volte ha manifestato il suo sdegno nei confronti delle offese rivolte alle donne, soprattutto se a sfondo sessuale: ecco, credo che una lettura attenta del paragrafo del vostro collaboratore potevate anche darla.
Comunque sia, non è mia intenzione fare l'avvocato della Meloni, che di certo si sa difendere benissimo da sola, ma semplicemente voglio sottolineare come i giornalisti, che spesso fanno accuse alla politica odierna per i toni utilizzati, sottolineando come le parole usate in maniera sbagliata creino astio e soffino su un vento che di pacifico non ha nulla in questo momento, proprio loro, abili e sagaci penne dell'editoria italiana, invece di dimostrare che le parole possono essere costruttive e composte in maniera intelligente, le utilizzano per formulare le più vili e, a dir la verità banali, offese nei confronti di una delle categorie di cui poi si fregiano essere paladini: le solite donne.
Visto che siete giornalisti, intellettuali e scrittori di sicuro talento, per offendere noi signore, fateci un favore, siate almeno un po' più creativi e meno bigotti!
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