Vendesi Esino prima che sia troppo tardi.


L'annuncio a pagamento su "la Repubblica" di ieri a tutta pagina con sfondo blu scuro comincia così:
"AAA vendesi Esino Lario".
Esino Lario è un piccolo comune italiano di 747 abitanti in provincia di Lecco che rischia lo spopolamento e che si ritrova con le casse comunali a secco. 
Esino Lario ha un sindaco, Pietro Pensa, che per attirare l'attenzione di tutti, compresa la mia, su questo male che affligge molti altri comuni d'Italia, ha deciso di mettere in vendita alcuni pezzi del suo comune. Su vendesiesino.it si può trovare un catalogo in stile Ikea con i vari articoli e prezzi: si va dalla fontana in Piazza Municipio a 850 euro, al municipio vero e proprio a 200.000 euro, dalla bellissima Villa Clotilde a 300.000 euro, all'offerta 3x2 della panchina a 280 euro o alla fantastica idea regalo per soli 2.500 euro di una via a vostra scelta.
Come in qualsiasi famiglia italiana in difficoltà, il capofamiglia toglie i quadri alle pareti, spoglia sua moglie dei pochi ori rimasti e va dal rigattiere e dal compro oro per raccimolare qualche spicciolo che gli permetta di pagare le bollette.
Il sindaco fotografa il cartello di benvenuto di Esino, il cineteatro del paese, l'altalena del parco giochi e mette tutto su ebay, sperando in qualche compratore o, per meglio dire, sperando che qualcuno si accorga di lui e del suo comune.
L'iniziativa è giusta e geniale, quanto estrema e triste se ci si ferma a riflettere che il Museo delle Grigne, un luogo di cultura, di ritrovo, dove si conservano le memorie del paese e si custodisce il sapere, potenzialmente potrebbe avere un prezzo e potenzialmente potrebbe essere comprato da chiunque, magari qualcuno che non ha a cuore grotte, fossili e minerali, ma possiede un conto in banca ingente e un cervello piccolo come una nocciolina, uno tipo Vacchi.
In fondo che cosa importa se il patrimonio pubblico, quindi di tutti i cittadini, viene messo all'asta al miglior offerente perché le istituzioni che governano il Bel Paese non sono in grado di fare una buona politica economica che salvaguardi i minuscoli gioielli sparsi per tutto lo stivale?
Proprio questi personaggi, che si riempiono di parole quali "Prima gli italiani" o "Dobbiamo salvaguardare le nostre tradizioni", lasciano che le realtà che più ci rappresentano muoiano nella  totale indifferenza tra l'ennesimo selfie e la nuova fidanzata con annessa copertina su Novella 2000.
Sia ben chiaro, lo spopolamento dei piccoli comuni, soprattutto quelli in montagna, non è colpa dell'attuale governo, ma di una economia che ovviamente risponde al solo dio denaro senza curarsi minimamente delle persone e delle ripercussioni che si avranno nell'arco dei decenni futuri. 
La politica però ha sempre fatto spallucce, sminuendo il problema o pensando che in fondo settecento anime non possono competere con i milioni di cittadini delle grandi città.
Il problema è che ora ci sono anche i cinesi, gli arabi, gli indiani che stringono accordi commerciali su ipotetiche arance, comprano palchi alla Scala o industrie che fanno fallire; si può dire che dalle povere settecento anime di Esino, piano piano si sta passando a qualche migliaio in più di cittadini coinvolti tutti nella svendita generale dei grandi magazzini Italia.
Non sono così stupida da non capire che i capitali stranieri siano importanti per l'economia del nostro paese, ma quello che mi chiedo è se era inevitabile arrivare a questo punto. Non potevamo intervenire tempestivamente su alcune questioni? La politica ci sta proteggendo da uno sciacallaggio incontrollato da parte di alcuni multimilionari?
I politici hanno una strana tendenza che è quella di fare cose senza pensarci troppo, per poi fare marcia indietro o, peggio ancora, dire è colpa di chi c'era prima, giustificando in questo modo la loro incapacità di proporre e attuare misure concrete per risolvere i problemi reali di una nazione.
Nascono così le proteste delle periferie, che da sempre sono trattate come le discariche sociali della nostra evoluta civiltà, il tappetto sotto cui nascondere la polvere, fino a quando il piccolo mucchietto nell'angolo cresce e solleva il tappeto stesso.
Nascono così i problemi legati all'inquinamento, che da sempre viene visto come un allarmismo esagerato, fino a quando l'aria non diventa irrespirabile, si fa il bagno scansando le bottigliette Vitasnella o si mangiano dei pesci ripieni di plastica.
Nascono così i problemi legati alle infiltrazioni mafiose nel mondo degli affari e della politica, nella sanità, nel traffico di organi e di migranti, nello smaltimento dei rifiuti e persino nei canili, fingendo di non sapere che "il padrino" per comandare non ha più bisogno di sparare, quello lo lascia fare ai ragazzini della paranza, ma deve sporcarsi le mani con la preziosa filigrana dei soldi.
Nascono così le svendite di pezzi d'Italia e dei suoi cittadini, fingendo che questi ultimi non esistano, che siano solo pedine utili a prendere voti, bonari creduloni in campagna elettorale e docili cani fedeli da ammaestrare con qualche crocchino una volta arrivati al potere.
Nascono così le guerre tra poveri, le ideologie violente e xenofobe, il degrado dell'essere umano nel quale spiccano le parole di un giovane quindicenne che indica la trave conficcata negli occhi di uomini troppo esausti, pieni di rancore e da troppo tempo dimenticati dalle istituzioni, che vedono solo la piccola pagliuzza che dall'alto vogliono fargli vedere.
Nascono così le guerre per la conquista delle ultime materie prime, con la devastazione di interi territori, con la soppressione di antiche civiltà, con la destabilizzazione politica di alcuni paesi in nome della liberazione dei popoli che ci vivono, con attacchi aerei che sganciano bombe e accordi commerciali sottobanco.
Nasceranno così le lotte per l'acqua e il cibo, quando la terra non darà più frutti e i fiumi e i mari saranno enormi isole di plastica: chi avrà diritto a quei beni preziosi? Io credo solo pochi privilegiati, tra cui non comparirà il mio nome. Il vostro ci sarà?
Da tutto questo però nascono alcune Greta, alcuni Simone e molti sindaci Pietro che ancora hanno voglia di lottare, di parlare e di metterci in guardia; poco importa se siano trovate pubblicitarie o egocentrici in cerca di visibilità: portano alla luce dei problemi reali, concreti, tangibili che noi tutti tendiamo a dimenticare, distratti dalla nostra misera routine quotidiana e che, se non ci toccano direttamente, cerchiamo di nascondere sotto il tappeto, fino a quando, per la troppa polvere, ben nascosta, ma presente, non riusciremo più a respirare.

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