cineretrò con caffè #8 - Landru di Claude Chabrol 1963
Il soggetto non è nuovo; già Charlie Chaplin con Monsieur Verdoux (1947) aveva attinto dalle cronache nere francesi di inizio secolo ispirandosi al serial killer che aveva fatto sparire le sue vittime, almeno undici, nel forno di una villa isolata di sua proprietà.
Chabrol si affida alle ricostruzioni più veritiere dellastoria, ma si discosta dall'efferata violenza dei crimini, plasmando la figura di Landru quasi fosse un simpatico bricconcello; l'uomo, che sceglie le sue vittime, possibilmente facoltose vedove o zitelle di bell'aspetto, con un annuncio sul giornale, non appare agli occhi dello spettatore come uno spietato serial killer che, nelle difficoltà della prima guerra mondiale, si approfitta dell'ingenuità e fragilità delle vittime per un proprio piacere e tornaconto economico, ma alla fine, grazie ai suoi modi da simpatico mascalzone, porta l'intera narrazione su un piano noir - comico.
"Non sapete cosa è costretto a fare un galantuomo per sopravvivere di questi tempi", si giustifica il protagonista che vede andare in pezzi la sua macabra routine di omicidi quando la guerra termina, poichè "le strade sono di nuovo piene di uomini".
Finita la guerra, arriva il tempo dei trattati di pace e poichè questi ultimi mettono in difficoltà i diplomatici francesi, nei palazzi del potere si cerca una distrazione per il popolo: non c'è evasione migliore delle misteriose scomparse di donne facoltose riportate a chiare lettere cubitali sulle prime pagine dei giornali ("Per affari di questo genere la gente ne va pazza!"). Inizia così una caccia all'uomo, con la sua cattura e il conseguente processo al serial killer, che mettono in secondo piano i trattati.
Anche durante il processo la commedia prevarica la tragedia, che però trova un suo compimento solo nel finale, dopo la mancata confessione all'avvocato, con l'esecuzione di Landru.
La colonna sonora è completamente integrata nella narrazione: sottolinea e integra le immagini quando non vengono dichiaratamente esplicitate, riportando ad una tecnica più vicina al film muto che a quello anni sessanta.
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