Consigli pratici per pizzabianca #3

Il bagnino romagnolo attira la turista gnocca straniera come io attiro voi, cari miei pizzabianca. 

In questi due giorni ho capito che, per aiutarvi nel percorso di integrazione con il nobile popolo ligure, avete bisogno di alcuni consigli di tipo geografico/stradale.

1_"Uè tipa, per andare a Sestri?". Prima di tutto il termine "tipa" non si era estinto insieme alle paninoteche verso la fine degli anni novanta? Poi, cari pizzabianca, in Liguria esistono due Sestri, una di Levante e una di Ponente; poichè il ligure non è tenuto a leggervi nella mente, attenzione non ho detto che non lo sappia fare, se voi non specificate correttamente l'indicazione geografica, sceglierà a suo piacimento. Nel mio caso: "Guarda sei a Chiavari, dovevi uscire prima. Devi riprendere l'autostrada, direzione Genova. Belin, mi spiace!". 48 Km e sei a Sestri Ponente, contro 8,5 Km per Sestri Levante (direzione Livorno).

2_ Siete stanchi di svernare a Rapallo, dove ormai il rapporto rapallesi/pizzabianca è 0,5 a 100, e sentite una voglia incredibile di scoprire le meraviglie dell'entroterra ligure? Non soddisfate questo vostro capriccio passeggero. Se voi considerate il grado di civilizzazione e le abitudini dei rivieraschi più vicine a quelle della tribù degli Hadzabe della Tanzania che a quelle di una civiltà del ventunesimo secolo, chi vive nell'entroterra considera voi come degli alieni e in quanto tali, cercheranno di combattervi e cacciarvi dal loro territorio con ogni mezzo (lecito) possibile. Il mio modesto consiglio è quello di continuare a strusciare sul lungomare di Rapallo, beati e inconsapevoli della minaccia che risiede alle vostre spalle.

3_ Non siete fatti per i monti liguri. Gli Appennini non sono le Alpi, Santo Stefano d'Aveto non è Cervinia, Monesi di Triora è quanto più lontano ci sia da Madonna di Campiglio! Siete abituati alle baite super lusso, lo shopping dopo la sciata, il ristorante 5 stelle con la polenta concia a 50 euro; i monti liguri sono grezzi, ostici, selvaggi, Carlo Cracco sarebbe costretto a fare street food, le piste sono tutte rosse perchè è il codice che vi danno al pronto soccorso quando tornate giù. Tutta aspra natura, poca addomesticata umanità. Ve ne rendete conto che l'elisoccorso ligure vi deve venire a recuperare perchè riuscite a stortarvi la caviglia sul monte di Portofino? Date retta a me, state a farvi i selfie sul bagnasciuga. Stay safe!

4_ Le vie dei centri storici liguri si chiamano CARUGGI o CARRUGGI, non si chiamano CREUZE solo perchè il vostro amico cantautore indie-trappuso ha ascoltato una volta la canzone di De André e citarlo nell'ambiente underground pizzabianchesco fa figo. Precisiamo: i CARUGGI o CARRUGGI sono, volgarmente parlando, i "vicoli del centro storico di Genova", sì proprio quelli che vi fanno esclamare "Figa, oh siamo a Napoli". Per caso vedete vetrine zeppe di babà? Il golfo vi sembra dominato da un vulcano? Avete per caso incontrato Pulcinella? Sveglia, non siete nell'allegro e fantasioso capoluogo partenopeo, ma state camminando nel cuore dell'incazzata e superba Genova. Le CREUZE, invece, sono le vecchie mulattiere che collegano la parte portuale della città alla sua parte collinare. No il vostro suv non ci passa, sì ci si incastra al primo metro; no le Louboutin tacco 12 (ma anche 4) non sono consigliate, sì agli scarponcini da trekking (anche con 40 gradi); con una pendenza media del 30% non sono inserite nelle tappe del Giro d'Italia perchè il Mortirolo ci resta male; sì il vostro monopattino elettrico le vede e torna indietro da solo ma, per non svilirlo del tutto, si dice che anche l'ape truccata di Valentino Rossi si sia arresa. Le creuze sono fatte per gente forte di cuore: voi siete gente di pianura, palliducci, sull'anemico andante e magari pure un po' asmatici, lasciate perdere. Sulla guida del Baciccia (l'unico, vero ligure certificato), vengono consigliati vari percorsi lungo le creuze da fare rigorosamente in discesa, nei giorni di pioggia. Durate medie delle gite: da brevi a brevissime.

5_ L'Aurelia non è la tangenziale, la Serravalle non è la pista dell'autodromo di Monza, sulla sopraelevata non ci va il treno a levitazione magnetica e, avete ragione, la metropolitana di Genova non è come quella di Milano. I genovesi hanno la metro perchè pensano a voi, per farvi sentire a vostro agio: 1 linea, 8 fermate, niente incroci o deviazioni, facile facile. Alla modica cifra (per voi, non per i liguri) di 1,50 euro per 90 minuti potete salire a Brignole, scendere a Brin, salire a Brin e scendere a Brignole e così via come i criceti sulla ruota: perchè perdersi piacevolmente per i vicoli della città, circondati da meraviglie storiche, quando potete per un'ora e mezza stare sottoterra nella vostra comfort zone? La popolazione locale la usa di rado, è una diavoleria moderna poco apprezzata da chi è abituato ad aspettare l'autobus quei 30 - 40 minuti, mugugnando (lamentandosi) che era meglio quando in via Venti passavano i calessi. Il Baciccia ve ne consiglia l'utilizzo per i vostri spostamenti rapidi, soprattutto in caso di allerta meteo: non vorrete mica aspettare il bus sotto la pioggia, che vi si inzuppa il Burberry nuovo di zecca!

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